DANIELE CESTARI, 1983. Architetto, creatore di immagini.
Ha esposto per Shine Artist Gallery londra, Albemarle Gallery Londra, Smelik&Stokking Galerie Amsterdam, BarbaraFrigerio Contemporary Art Milano, Sloane Merryl Gallery Boston,
VerniceArte Bari, Galleria Stefano Forni Bologna.
Nel 2011 viene invitato al padiglione regionale Emilia Romagna Biennale di Venezia.
È sempre difficile tentare di inquadrare in schemi rigidi e d’immediata comprensione il progetto espressivo di un artista, il suo percorso personalissimo di crescita ed il multiforme immaginario di “visioni” che porta con se.
Non fa eccezione a questa regola generale di “cautela” il percorso di avvicinamento all’opera di Daniele Cestari, artista decifrabile forse solo in apparenza.
Cestari è un architetto e di solito, forse troppo spesso, chi si interessa per la prima volta al suo lavoro ne percepisce subito una immediata e rassicurante sensazione di derivazione e di conferma, proprio facendo riferimento alla sua formazione, ma le rassicurazioni devono essere immediatamente abbandonate nel caso si voglia passare ad un secondo livello di conoscenza di questo pittore emiliano che da ormai un decennio non smette di affascinarmi e stupirmi.
Sicuramente i lavori più noti di Cestari si incentrano nella “fotografia” della città, intesa quale fondamentale “manufatto umano” ed indiscutibile e tangibile “traccia” del passaggio dell’uomo sulla terra.
Ma è giusto sottolineare che le architetture di Cestari risultano soltanto in apparenza “vuote”, si tratta in realtà-ed essenzialmente- di una vera e propria assenza/presenza, che in maniera quasi esasperata incombe ad ogni angolo di strada, e si “intuisce” in maniera subliminale in ogni scorcio prospettico: lo spazio urbano infatti non è mai mera rappresentazione descrittiva, ma continuo rimando all’individuo, che se non è presente è soltanto perché è appena uscito dall’inquadratura o sta, al contrario, per entrarci: l’umanità nelle città di Cestari è essenzialmente intrinseca e non apparente.
Ciò detto ritengo che i city scapes di Cestari si distinguano in maniera sottile – quando proprio per questo affascinante – da quelli di molti altri autori per c.d. dello stesso “genere”, perché portano con se un velo trasparente di inquietudine, precarietà e – conseguentemente – “vita”.
Di Matteo Scuffiotti.
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