HARALD PLATTNER

Plattner non è un naturalista, sebbene dipinga in maniera realistica. Con l’interesse per il corpo la sua pittura si fa più pastosa, i contorni divengono più sfilacciati, la pennellata più gestuale; l’artista consente al colore di diventare autonomo, la pittura stessa si fa visibilmente più soggetto, ma essa continua a trarre impulso dalla realtà, dall’emozione e dall’esperienza. Si tratta di una pittura rapida che nulla a che a vedere con il lento procedere per strati dei grandi maestri, ma che non è nemmeno una schermaglia di colori scatenata in un attimo di ebbrezza. A volte la carne diviene verde o blu, ma la vibrante vita intrinseca del colore resta sostanzialmente sotto controllo.

L’artista rinuncia a ogni ambientazione, e questo in maniera ancor più accentuata rispetto ai quadri del Big Brother. Lo spazio circostante quasi non esiste, lo sguardo si posa unicamente sulla vita nella sua forma corporea, nella sua pura fisicità. Plattner attinge i propri modelli dalla sua cerchia di amici scegliendo volutamente delle persone comuni, ne particolarmente belle ne brutte. Egli le rimette, per così dire, alla pittura, apertamente e con principio generale è costituito dallo sguardo frontale, un penetrante sguardo di grande serietà. Non si ride. Chi viene osservato è al contempo chi osserva e la tensione risiede appunto in questa sensazione oscillante.

Plattner li dipinge pastosi, senza alcun sentimentalismo, modellandoli come uno scultore; la loro nudità è la sostanza dei suoi colori. In certi nudi s’intuisce il loro tentativo di sottrarsi al pittore, di scansare il suo sguardo che, in fondo, è un contrassegno del carattere sociale. In questo sottrarsi e rivelarsi si accendono gli aneliti, i desideri e i dubbi del tempo.

Heinrich Schwazer